La Convenzione europea dei diritti dell'uomo è stata adottata nel 1950 dal Consiglio d'Europa, alla fine della seconda guerra mondiale, con l'intento di promuovere i diritti delle persone negli Stati europei.
La Convenzione è entrata in vigore nel 1953, e obbliga tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa. Ormai tutti gli Stati hanno recepito e dato attuazione alla Convenzione.
La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) è stata istituita nel 1959 al fine di garantire che gli Stati contraenti adempiano ai propri obblighi. La CEDU, che ha sede a Strasburgo, decide sulle denunce presentate dai singoli individui, oppure da associazioni o persone giuridiche, ma sempre dopo che siano stati esperiti i rimedi giurisdizionali interni. La CEDU ha affrontato più volte il tema della protezione dei dati personali, e in particolare le questioni relative alle intercettazioni delle comunicazioni.
L'articolo 8 della Convenzione prevede espressamente tra i diritti tutelati quello al rispetto della vita privata e familiare, del domicilio e della corrispondenza, base della protezione dei dati personali. L'articolo obbliga gli Stati a non interferire con tale fondamentale diritto, vietando qualsiasi ingerenza nell'esercizio di tale diritto, a meno che sia “prevista dalla legge” e costituisca una misura che, “in una società democratica, è necessaria” a soddisfare talune esigenze imperative, espressamente elencate, che perseguono un obiettivo di interesse generale. Qualsiasi ingerenza nell'esercizio di tale diritto deve essere giustificata, e occorre indicare una base giuridica nonché precisare un fine legittimo quale requisito per valutare la necessità dell’ingerenza. La CEDU non fornisce, quindi, un elenco dei possibili criteri di liceità, ma si concentra sulla necessità di una base giuridica e sulle condizioni che tale base giuridica deve soddisfare.